America’s Cup Recon Emirates Team New Zealand LEQ12 Day 13
NE’ CAGLIARI NE’ BRINDISI, ECCO PERCHE’ – La scelta di Jeddah (Arabiab Saudita) quale seconda sede delle Preliminary dopo Vilanova (Catalogna) chiude un balletto grottesco che – purtroppo – ha avuto al centro anche l’Italia: prima protagonista, poi comprimaria, quindi beffata – RICAPITOLIAMO
Si chiude finalmente un capitolo (che speriamo di dimenticare presto) della 37 America’s Cup di Barcellona 2024.
Le famose Preliminary regattas (due, per obbligo di Protocollo, scritto da defender e challenger of record, Team New Zealand e Ineos Britannia) da svolgersi nell’autunno 2023, un anno prima della Coppa vera. Doveva essere Cagliari la sede elettiva, per tante ragioni (come spieghiamo qua sotto), poi c’è stata la rinuncia (motivata, e per quanto ci riguarda condivisa pienamente, per le ragioni che spiegheremo) e la successiva proposta di Brindisi, con tanto di mobilitazione di ben due (2!) Ministri del Governo italiano: tutti allineati e coperti con l’obiettivo di portare quella che per loro era “La Coppa America” (bastava vedere le foto a corredo degli articoli, con Luna Rossa e Te Rehutai AC75, per comprendere il grande equivoco, anzi col senno di poi: la grande presa in giro).
Risultato: la prima Preliminary in Catalogna, nella cittadina di Vilanova, 35 km a sud di Barcellona. La seconda, quando in Italia sarà inverno, annunciata oggi, 28 aprile (due giorni prima della scadenza prevista dal Protocollo) in Arabia Saudita, a Jeddah. Dove si corre un Gran Premio di Formula 1, lo sport che i gestori della Coppa America di vela – dimostrando un provincialismo inaudito – continuano a invidiare e a voler inseguire e imitare.
Ma volete sapere una cosa? Meglio così. Meglio che la “finta” Coppa America venduta al migliore offerente sia andata a chi ha soldi e sogna di avere il mare e il vento italiani, forse pensando di poterli comprare. Ora il quadro è completo: il detentore del trofeo, vinto a Auckland 7-3 contro Luna Rossa Prada Pirelli, ha prima messo in vendita la sede, rinunciando a 90 milioni di dollari del Governo del proprio Paese per restare in Nuova Zelanda, finendo a Barcellona. Poi ha obbligato i team a comprare gli AC40 costruiti in Cina (e che ai primi colpi di vento si sono sfasciati, obbligando a richiami e rinforzi strutturali) per fare altri “eventi collaterali”, la Women e Youth America’s Cup, a loro volta in vendita. Infine ha messo in piedi il teatrino delle Preliminary regattas, prima beffando Cagliari e poi Brindisi, quindi l’Italia intera, per finire nel parco giochi di un Paese dove i diritti umani sono un optional e chissà se il team statunitense accetterà di andare. E’ proprio vero: la Coppa America bisogna solo vincerla e poi cambiarla. Speriamo che stavolta tocchi a qualcuno che abbia una visione di valori che salvaguardi il trofeo e non guardi solo al portafoglio.
PERCHE’ E’ MEGLIO COSI’ – Forse si è perso un po’ di business turistico, in Sardegna e Puglia (dove comunque non si possono lamentare, sono posti bellissimi e gettonatissimi). In compenso si sono risparmiati, in tutto, quasi 12 milioni di euro: 6 di Cagliari o 6 di Brindisi che sarebbero finiti ad ACE. L’Italia ha ottomila km di coste splendide e mari trasparenti, un movimento velico in crescita e un turismo nautico che puo’ crescere in modo esponenziale. Davvero ci serviva una “finta Coppa” per crescere? Pensiamo a cosa si potrebbe fare con un quarto di quei soldi pubblici risparmiati, distribuendoli a eventi, progetti, consorzi e istituzioni (associazioni, circoli, federazioni) di promozione del mare e del turismo. Magari con l’appoggio di qualche Ministro, se possibile.
Responsabilità editoriale di Saily.it